Antonio Di Pietro parla di M5S sul Corriere della Sera. Che c’azzecco io con Maroni? «Mi ha chiamato alla presidenza di Pedemontana perché da ministro avevo avviato io quell’opera. E quando la gente sta in coda in tangenziale non c’è né destra né sinistra». Antonio Di Pietro è cambiato poco. «Sempre di trattori mi occupo», scherza. «Ma non sono né deluso né pentito e con la politica ho chiuso», aggiunge facendosi serio. L’avventura di Pedemontana arriva alla fine di due anni di totale ritiro dalla scena pubblica, passati tra il riordino delle sue carte («magari un giorno scriverò un memoriale su Mani Pulite, chissà») e un’insospettabile carriera da avvocato.
Richiamato da Maroni, dopo un endorsement in favore di Parisi. È passato al centrodestra?
«Oggi voterei per il Movimento Cinque Stelle. Sono riusciti a dare rappresentanza a un mondo che ho provato a rappresentare anch’io. Non sono né invidioso né geloso, ma devono stare attenti a non fare l’errore che ho commesso io».
Quale?
«La scelta della classe dirigente. Quello è stato il mio errore fatale. A un certo punto ho pensato di aprire l’Italia dei valori a chi aveva già esperienza politica, pensavo fosse un prezzo da pagare per il salto di qualità. E invece è stata la fine di tutto. Stiano in guardia anche loro, che oltretutto prendono tre volte i voti che prendevo io».
Il suo nome è stato per anni associato al populismo e ora che il populismo trionfa lei è rimasto ai margini.
«Questo uso del termine populismo mi sembra molto strumentale. Magari questi movimenti qualcosa da dire di un po’ più profondo ce l’hanno, no?».
Da chi si è sentito tradito?
«Da quelli del mio partito. Li ho fatti entrare io in Parlamento e poi per amore di qualche cadrega (ndr: poltrona) sono rimasti aggrappati al carro del vincitore».
Nel frattempo il suo grande avversario, Silvio Berlusconi, ha rischiato la morte.
«Mi è dispiaciuto sapere dei suoi problemi di salute. Si goda la terza parte della vita, la smetta con la politica. Mi viene da dargli questo consiglio»
Lei però ora è tornato. Manager di una società regionale. Perché?
«Perché a quell’opera io ci credo. Sono stato io a sbloccarla quando ero ministro. Che mi abbia chiamato Maroni non significa niente. Non si tratta di Lega, si tratta del presidente della Regione più importante d’Italia che oltretutto sta dimostrando una sensibilità istituzionale ben diversa dal suo leader Salvini».
Ha fatto anche l’avvocato in questi anni.
«In questo caso è vero: ho cambiato barricata. Ma anche qui mi è servita l’esperienza da magistrato: ho fatto risparmiare un sacco di soldi ai clienti immaginando che avrebbero perso la causa. Ci ho rimesso qualche parcella, ma pazienza».
Renzi proprio non la convince?
«Racconta un Paese che non esiste».
Come voterà al referendum costituzionale?
«Voterò no, ma non contro Renzi. La riforma è sbagliata».
Chi è il nuovo Di Pietro in politica?
«Ci sono tanti bravi in giro, Di Maio, Di Battista. Anche Parisi non mi sembra male. Vedremo».
from Byoblu.com ift.tt/2avzbQo