Olismo: il fluire del Tutto
Il termine olistico viene usato in questi giorni per descrivere di tutto, dalla medicina alternativa ai nuovi modi di trattare gli affari, dai metodi progressisti di insegnamento all’agricoltura vecchio stile. Ma che cosa significa veramente “olistico”? Se mai qualcuno al mondo lo sa questo è David Bohm. In parte filosofo, in parte mistico, in parte attivista sociale, Bohm è principalmente conosciuto a livello mondiale come un fisico teorico, un esploratore scientifico che ha speso cinquant’anni a investigare l’affascinante teoria che tutte le parti dell’universo sono fondamentalmente interconnesse, e formano un tutto ininterrotto, un flusso continuo.
L’incontro tra oriente e occidente
Nel 1959, leggendo un libro del filosofo indiano Jiddu Krishnamurti. Bohm vede immediatamente l’affinità tra il suo crescente interesse per l’olismo a livello atomico e l’insistenza di Krishnamurti sul fatto che tutte le relazioni del cosmo devono essere viste olisticamente, perché fondamentalmente nel cosmo non esistono divisioni.
Krishnamurti sostiene che ognuna delle nostre coscienze individuali è una manifestazione dell’intera coscienza umana, con tutta la sua storia, le sue percezioni e interazioni con la natura. Quindi l’osservatore è la cosa osservata.
A metà degli anni ’60, in parte come risultato della sua associazione con Krishnamurti, Bohm ha cominciato a sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato della totalità. Bohm qualche volta usa la metafora dell’ologramma per spiegare la sua teoria. Un ologramma è un’immagine fotografica prodotta da una luce laser. L’immagine viene immagazzinata su una lastra fotografica e poi ricreata illuminando con un laser la lastra per creare un’immagine tridimensionale. Curiosamente, se illuminiamo col laser una piccola parte tagliata via dalla lastra fotografica originaria, l’immagine che compare è ancora l’intera immagine anche se con qualche dettaglio in meno. In altre parole, ogni parte ha implicitamente trattenuto l’informazione del tutto. Gli ologrammi, tuttavia, sono delle immagini statiche e non catturano quel movimento dinamico che Bohm vede come basilare per l’ordine implicato complessivo dell’universo, dove ogni ‘parte’ del flusso porta con sé un’immagine implicita del tutto che è in continuo dispiegamento…
Una delle più strabilianti applicazioni dell’ordine implicato è la nuova comprensione della relazione tra mente e materia. Gli scienziati sono arrivati a credere che la coscienza umana sia il risultato di una lunga evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in forme sempre più complesse, dalla singola cellula ai rettili, dalle scimmie all’Homo sapiens.
La teoria dell’ordine implicato dice, tuttavia, che la coscienza non è solo una proprietà degli animali superiori. La coscienza è intessuta implicitamente in tutta la materia e la materia è intessuta nella coscienza.
Nell’universo bohmiano materia e significato si influenzano continuamente a vicenda, come a livello individuale lo stato della mente può influenzare il corpo e lo stato del corpo può influenzare lo stato della mente.
Riguardo ai problemi sociali Bohm vede il mondo come un luogo pieno di problemi, lacerato da divisioni e conflitti tra gruppi e individui, tra l’uomo e la natura, e pensa che molti di questi problemi potrebbero essere risolti se ci focalizzassimo sulla totalità invece che dare un valore supremo alle parole. Lo scienziato crede che si potrebbe attuare un drammatico cambiamento della società se anche solo pochi individui fossero capaci di realizzare questo spostamento di ottica, perché, secondo la sua teoria, la coscienza è già interconnessa con tutte le altre coscienze.
Presentiamo alcuni frammenti scelti di un’intervista con David Bohm pubblicata sulla rivista americana New Age Journal, nel numero di settembre – ottobre 1989. L’intervista è stata fatta da John Briggs, autore di ‘Fire in the Crucible’ (St.Martin’s Press).
La coscienza implicata del Tutto
John Briggs: Che cosa hai imparato dalla tua ricerca scientifica sulla natura che pensi potrebbe essere importante condividere con quelli che non sono degli scienziati?
David Bohm: ho imparato che dobbiamo capire l’unità del mondo. Il modo attuale di romperlo in frammenti non è adeguato. E’ questa la ragione per cui abbiamo bisogno di cominciare un dialogo serio, per evitare una maggior frammentazione e per riparare la frammentazione che è già avvenuta. Abbiamo ogni genere di divisione. Nella scienza ci sono campi come la fisica, la biologia, le scienze sociali. Entro a ogni campo ci sono altri campi particolari e si capiscono a fatica l’uno con l’altro. In medicina gli specialisti di una parte del corpo capiscono a fatica che cosa succede in una parte del corpo che è strettamente legata al primo. Ci sono esempi senza fine.
Pensiamo che il nostro approccio frammentario alla realtà non sia un problema perché molti di noi hanno l’assunzione metafisica inconscia che la natura sia fatta di parti separate.
Qualunque sia l’ultimo modello di macchina, la gente pensa che sia il modello della natura. Ciò implica che la natura è lì perché noi possiamo tirare fuori quello che vogliamo e questo rende la natura un mezzo utilizzabile per un fine. Io sostengo che questo modello non è adeguato. Non sono contrario a trattare le cose come delle parti, ma dobbiamo capire cosa significa la parola parte. Una parte non ha significato se non in termini di un tutto. L’idea di trattare una cosa come soltanto una parte, può funzionare un po’ ma non per tempi lunghi. Fino alla fine dei diciannovesimo secolo l’idea di poter ridurre tutto a una macchina di qualche genere è prevalsa nella scienza. Poi, nella prima parte di questo secolo, è stato scoperto che gli elettroni, che si pensava fossero le “parti” più piccole della materia, avevano delle proprietà ondulatorie. La meccanica quantistica ha anche scoperto che le onde di luce possono agire come delle particelle. I fisici hanno trovato che un elettrone agisce come un’onda o come una particella a seconda di come viene fatto l’esperimento, in altre parole dipende dall’ambiente circostante. Questo va contro l’idea meccanica che una parte è indipendente da dove si trova, l’ambiente non la cambia e il guardarla non la cambia. Ma un elettrone è più come una persona che si comporta in modo diverso se sa di essere osservata. Negli esperimenti quantistici troviamo che l’osservatore è l’osservato. Quello che sai dell’atomo come risultato del tuo tentativo di vederlo, non può essere separato dal contesto in cui esiste l’atomo, il che include anche l’osservazione. Di nuovo, questo assomiglia a quello che succede alla gente che viene disturbata quando si sente osservata.
D.B: La mia idea è che un elettrone è una particella, ma è accompagnato da un nuovo tipo di campo, Potremmo chiamarlo un “campo olistico”. Un campo è qualcosa che si espande in tutto lo spazio. Un buon esempio è un magnete. Se spargi della limatura di ferro su della carta sopra a un magnete, rivela un campo che diventa sempre più debole man mano che si estende nello spazio. Se carichi elettricamente una palla di metallo, diffonderà un campo attorno a sé. Immagina un’onda d’acqua che si diffonde, con un tappo che galleggia all’interno. Campi del genere sono noti da secoli e la proprietà comune a tutti è che il loro effetto diminuisce con la distanza. Questa proprietà permette alla gente di pensare a cose a distanza come a parti separate, indipendenti, che interagiscono attraverso i propri campi. Tutti accettano questo. Ma quello che, come dico, è nuovo riguardo alla meccanica quantistica, è che implica un nuovo genere di campo olistico.
L’interpretazione di Bohm della meccanica quantistica non ha ricevuto dai suoi colleghi scienziati la medesima accoglienza delle scoperte sulla diffusione, rendendolo anzi un outsider tra di loro e ponendolo sul fronte avanzato del movimento filosofico – scientifico noto come “la nuova fisica”; si tratta di una ricerca dell’Olismo inerente alla natura, che ha trovato dei paralleli tra antiche idee spirituali e ultime teorie sulle proprietà fondamentali della materia. Ispirato dalla ricerca di connessioni e corrispondenze, Bohm ha cercato di applicare ai conflitti sociali il metodo di risoluzione dei problemi derivato dalle sue scoperte nella fisica, estraendone una modalità di lettura e di gestione delle controversie basata su un procedimento dialettico di discussione di gruppo e di dialogo.
L’esempio serve ad illustrare che cosa si intende per ordine implicato o avvolto. Quello che è essenziale in tale ordine è la presenza simultanea di una sequenza di molti gradi di avvolgimento con differenze simili fra loro, come evidenziano le gocce di inchiostro nella glicerina. Tale ordine non può essere reso esplicito come un tutto, ma può soltanto manifestarsi con l’emergere di gradi progressivi di avvolgimento. Esso talora non coincide con l’ordine esplicito o svelato, in cui differenze simili sono presenti tutte insieme, in forma manifesta ed estesa. L’ordine esplicito è quello che ovviamente incontriamo nell’esperienza ordinaria e nella fisica classica.
Illuminando progressivamente settori sempre più piccoli dell’ologramma, le immagini del tutto non sono perdute, anzi dettagli sempre più sottili sono progressivamente più difficili da risolvere. L’ologramma fornisce una buona analogia con la natura generale del movimento in base alla meccanica quantistica. Più in generale, con un telescopio, l’intero universo nello spazio e nel tempo è ‘avvolto’ all’interno di ciascuna regione e può essere ‘svelato’ con l’aiuto di lenti e apparecchi fotografici. La luce proveniente da tutte le stelle non produce una configurazione totalmente disordinata di onde all’interno di qualsiasi piccola regione dello spazio, ma al contrario ciascuna regione avvolge tutto l’universo, e questo processo di avvolgimento e di svelamento consente agli scienziati di apprendere attorno all’universo intero, senza riguardo a dove essi si collochino.
Finora abbiamo considerato alcune particolari specie di particelle, gli elettroni, i protoni e i neutroni, ciascuna delle quali ha un suo ordine implicato. Ma potrebbero esserci ulteriori insiemi sconosciuti di entità, ciascuna con un ordine implicato, e oltre a ciò potrebbe esserci un ordine implicato comune, sempre più in profondità, senza limite e totalmente sconosciuto.
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