Sei le composizioni presenti, come di consueto strumentali, formula più o meno invariata rispetto ai precedenti lavori dello stesso compositore: ci si addentra in territori al crocevia tra un filone che mescola rarefazioni ambienti e ripetizioni dai caratteri minimalisti con l’intensità di certe ispirazioni gotiche, in un insieme sonoro che affonda le proprie radici nella lezione impressionista.
Prevalgono le atmosfere dilatate, a tratti liquide, frutto di una strumentazione variegata in cui trovano spazio tappeti sintetiche, chitarre e batterie passate attraverso processi elettronici, la concretezza ‘materiale’ del pianoforte, l’afflato rasserenante, ma più spesso malinconico, dell’oboe, spezie dal lontano oriente apportate dai suoni del santoor o del koto.
Il titolo non lascia molto spazio all’immaginazione: le atmosfere sono dominate da un velo di malinconia che talvolta diviene un più pesante drappo; i titoli dei singoli brani vanno riportano suggestioni di sguardi verso l’infinito (Eyes like windows), sprazzi di luce (Shimmering), l’incontro tra elegia e carnalità (Soft Skin, Eternal Verses), fino al finale di un New Beginning che alla fine sembra comunque aprire la speranza alla fine di un percorso travagliato.
Un lavoro che come i precedenti ondeggia tra la difficoltà di una formula sonora che per la sua natura sperimentale richiede all’ascoltatore meno ‘pratico’ di tali territori uno ‘sforzo intellettuale’ in più, e la forza delle suggestioni che alla fine consentono più o meno a chiunque di lasciarsi andare.
from crampi2 ift.tt/2lmPzWQ