Cinque pezzi, eseguiti usando una strumentazione non del tutto ‘canonica’: Seabord (un particolare tipo di tastiera midi, basso fretless , il violoncello di Elisa Cagnani, piano, tastiere e percussioni assortite; si rinuncia alle proverbiali chitarre: non che se ne senta la mancanza, in un lavoro tutto fondato atmosfere ovattate, con un che di sospeso, come in certi panorami seminotturni, illuminati dalla luce rarefatta dell’alba, completate dall’interpretazione di Angela Piva, che canta per lo più in inglese, ad eccezione di una parentesi in italiano.
Si respira quasi un’aria da club, da ‘fase di decompressione’ nel procedere calmo e senza sussulti di un disco dai battiti rallentati, chiuso da una cover di Atmosphere dei Joy Division quasi straniante, nel suo essere privata dei lati più sofferti, per diventare quasi un’eco distante dalla consistenza onirica; tra i pezzi originali, si fanno apprezzare ‘Pink Astronaut Story’ e il pezzo in italiano, ‘Remember Me’.
Un lavoro che appare volto – forse un filo troppo – alla ricerca di una certa perfezione formale, di una compostezza di modi il cui esito a pare a tratti forse un po’ ‘freddino’.
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