Un epilogo atomico per favorire la globalizzazione?
La Seconda guerra mondiale, come tristemente noto, terminò con il lancio dei primi due ordigni nucleari contro la popolazione civile giapponese di Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945).
Vennero così sterminate centinaia di migliaia di persone, le più fortunate delle quali perirono cremate all’istante, mentre tutte le altre patirono una lunga e dolorosa agonia tra le malattie letali e le orribili mutazioni genetiche indotte dalle radiazioni. Le bombe atomiche, insomma, non furono lanciate su obiettivi militari come fortificazioni o flotte navali all’ancora, ma su alcune delle città più densamente popolate del Giappone.
”Bisognava piegare l’armata nipponica per evitare il prolungamento della guerra e imporre all’imperatore la resa incondizionata senza che fosse necessario invadere il Giappone. In tal modo e’ stato risparmiato l’inutile sacrificio di molti soldati americani”.
Stando quindi alla versione ufficiale si trattò di una scelta inevitabile e quindi del ‘male minore’…
Tuttavia solo diciotto mesi più tardi fu egli stesso ad ammettere:
”Ai giapponesi venne fatto pervenire un leale avvertimento e furono offerti dei termini, che alla fine essi accettarono, ben prima della caduta della bomba”.
Quello che gli yesman della storia ufficiale non dicono, infatti, è che il Giappone aveva accettato di arrendersi la primavera precedente alle stesse condizioni che furono accettate dopo il lancio delle micidiali bombe sulla popolazione civile.
Fonte : Rivelazioni non autorizzate – Marco Pizzuti
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