Il libero arbitrio esiste o è solo un’illusione?

La libertà di scegliere è reale, o è solo un’illusione?
Una delle più antiche questioni in psicologia, e in altri campi come ad esempio la filosofia, è se gli esseri umani hanno il libero arbitrio. Cioè, siamo in grado di scegliere quello che faremo con le nostre vite?

Siamo davvero liberi di scegliere?

La questione del libero arbitrio è particolarmente spinosa perché rappresenta una collisione tra due prospettive opposte, ma ugualmente valide. Dal punto di vista puramente metafisico, se non abbiamo il libero arbitrio, perché siamo qui? Qual è il senso della vita, se non siamo in grado di scegliere i nostri percorsi? Eppure, da un punto di vista puramente scientifico, come è possibile che tutto possa accadere senza essere stato causato da qualcosa d’altro? Se possiamo davvero scegliere, quindi se queste scelte devono essere senza causa, cos’è che non può essere spiegato all’interno del modello di scienza su cui molti di noi si basano?

Non c’è riscontro all’interno della psicologia sul fatto che in realtà abbiamo il libero arbitrio, anche se gran parte di quello che viviamo sembra presumere di si. Freud e Skinner avevano idee decisamente differenti su molte cose, ma su una cosa erano d’accordo, cioè che il comportamento umano è determinato da influenze all’interno o all’esterno della persona. Freud ha parlato di conflitti inconsci come possibili cause del comportamento, e Skinner ha parlato di contingenze ambientali, ma in ogni modo per loro non siamo liberi di decidere…

Nuove “minacce”, sulla possibilità della “libera scelta”, provengono da campi quali la neuroscienze e la genetica. 

Molti neuroscienziati, armati con la risonanza magnetica funzionale e altri strumenti di scansione del cervello, sostengono che, ora che siamo in grado di scrutare il cervello, possiamo vedere che non c’è un “agente” di scelta. John Searle, (filosofo statunitense. Professore di filosofia all’Università della California, a Berkeley, noto per i suoi contributi alla filosofia del linguaggio e alla filosofia della mente), nel 1997 si avvicina alla coscienza da un punto di vista biologico e sostiene che il cervello non è più libero del fegato o dello stomaco. I genetisti stanno scoprendo che molte esperienze psicologiche sono collegate con le interazioni gene-ambientale, in modo tale che le persone con un gene specifico hanno maggiori probabilità di reagire in un certo modo. Uno studio fatto nel 2013, ha riscontrato che le ragazze con uno specifico gene del recettore dell’ossitocina aveva delle reazioni venendo a contatto con persone che le giudicavano, ma questo non avvenne con le altre ragazze sprovviste di questo gene. Questi risultati suggeriscono che almeno alcune di ciò che noi percepiamo come risposte “libere”, sono determinate dalla nostra biologia, dal nostro ambiente, o da entrambi.

In una serie di esperimenti controversi, il neuroscienziato Ben Libet, nel 1985 ha scansionato il cervello di alcune persone a cui ha chiesto di spostare il loro braccio. Libet ha scoperto che l’attività cerebrale aumentava ancora prima che i partecipanti fossero a conoscenza della loro decisione di spostare il loro braccio. Libet ha interpretato questo risultato nel senso che il cervello aveva in qualche modo “deciso” di fare quel movimento, e le persone che presero questa decisione, decisero solo quando il movimento era già avvenuto. Molti altri neuroscienziati hanno usato i risultati di Libet come prova che il comportamento umano è controllato dalla neurobiologia, e che il libero arbitrio non esiste.

Inoltre, lo psicologo di Harvard Daniel Wegner e i suoi colleghi, hanno condotto studi che suggeriscono che le persone hanno controllo sugli eventi che vengono avviati da altri. Ad esempio, i fan di un tale sport, cercano di “dare buone vibrazioni” al loro sportivo o squadra preferiti. Ma il buon senso ci dice che le nostre “vibrazioni” non hanno nulla a che fare con lo sportivo o la squadra in questione. Wegner sostiene che ciò che noi chiamiamo “libero arbitrio” è in realtà solo la causa degli eventi che non comprendiamo.

Vi è qualche speranza per il libero arbitrio? Siamo davvero controllati dalla nostra biologia e dal nostro ambiente?
Alcune teorie psicologiche sono in realtà basate su un presupposto di libero arbitrio, o almeno lo sono a prima vista. La teoria della autodeterminazione, per esempio, sostiene che il funzionamento-intenzionale volitivo, cioè la libera scelta, è un comportamento ed un bisogno umano di base. Teorie dell’identità personale, in particolare quelle radicate nel 1950 dalla psicologia dell’io di Erikson, affermano che gli adolescenti e i giovani adulti devono deliberatamente dare un senso al mondo che li circonda ed avere il loro posto all’interno di quel mondo. La teoria umanistica di Maslow riguarda l’auto-realizzazione-identificazione di vivere secondo le proprie più alte potenzialità, come lo scopo ultimo dell’esistenza umana.

Questo ci porta ad un’incompatibilità intrinseca. Come può una persona fare scelte auto-determinate e dare un senso al mondo, e desiderare l’auto-attualizzione quando le prove neuroscientifiche sembrano indicare che il nostro cervello prende decisioni ancora prima che ce ne accorgiamo? Stiamo rivendicando la responsabilità per gli eventi che hanno poco o nulla a che fare con l’intenzione cosciente? Siamo davvero solo automi, cioè creature che non hanno la possibilità di scegliere? Allora che cos’è la necessità del funzionamento volitivo, ovvero dare un senso al mondo, o la spinta verso l’auto-realizzazione? Un automa non avrebbe alcun bisogno di nessuna di queste cose.

Il problema del libero arbitrio è che da enormi problemi per molti settori della nostra società, tra cui il nostro ordinamento giuridico. Se un imputato non ha il libero arbitrio, allora non può essere ritenuto responsabile per il suo crimine, perché non avrebbe potuto scegliere altrimenti. Un bambino che non riesce in un esame non può essere punito, perché quel punteggio del test non avrebbe potuto essere diverso. Un genitore che vizia i suoi figli non sta facendo niente di”sbagliato”, perché non ha fatto la scelta di crescere i suoi figli in modo specifico.

Psicologi, come ad esempio Roy Baumeister, hanno cercato di sviluppare una scienza del libero arbitrio, ma gran parte del ragionamento di Baumeister si concentra sulle conseguenze del credere (o non credere) nel libero arbitrio, piuttosto che sulla necessità o meno della realtà che possediamo possedere il libero arbitrio. In altri termini, ciò che conta è: se pensiamo che stiamo facendo delle scelte, indipendentemente dal fatto che il nostro comportamento è davvero condizionato da una nostra scelta. Per Baumeister, crede che pensare di essere liberi porta ad agire di conseguenza, e lui ed i suoi colleghi: Masicampo, e DeWall, nel 2009, hanno condotto esperimenti i cui risultati riscontrarono che la gente non ha alcun libero arbitrio e questo li può portare a comportarsi in modo socialmente irresponsabile.

Abbiamo davvero il libero arbitrio? Uno scienziato che sia in grado di misurare tutti i fattori determinanti delle nostre scelte, deve essere in grado di spiegare al 100% il nostro comportamento. Se avessimo avuto il libero arbitrio, gli scienziati non avrebbero ottenuto risposte ad alcuni dei nostri comportamenti inspiegabili. Purtroppo, non conosciamo tutti i fattori determinanti del comportamento umano, e non possiamo, almeno per ora, capire tutte queste dinamiche. La domanda è se abbiamo o meno il libero arbitrio, o se questo interrogativo è destinato a rimanere un pantano filosofico.

Così ci ritroviamo più o meno dove siamo partiti. Gli esseri umani hanno il libero arbitrio? Questa è una domanda a cui i filosofi hanno dibattuto per secoli, e probabilmente continueranno a farlo. La psicologia può fornire alcuni spunti su come volontà o almeno una fede nella sua esistenza, potrebbe funzionare, ma al di là di questo, probabilmente, non siamo in grado di verificare o smentire la sua esistenza. Ciò che è importante, però, è che noi trattiamo l’un l’altro (e noi stessi) come esseri autonomi, i cui pensieri e sentimenti sono importanti. A tale proposito, la ricerca di Baumeister ha molto da insegnarci.

from La Crepa nel muro ift.tt/2eULO8r

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