Il Non Statuto del M5s, Humpty Dumpty e Capitan Pizza

Il Non Statuto del M5S Humpty Dumpty e Capitan Pizza

di Paolo Becchi

Quando io uso una parola — disse  Humpty Dumpty — questa significa esattamente quello che dico io, nè più nè meno; “bisogna vedere — rispose  Alice — se Lei può dare tanti significati diversi alle parole”; “bisogna vedere — replicò Humpty Dumpty- chi è che comanda; è tutto qua”.

Il Non Statuto del M5S Humpty Dumpty e Capitan Pizza

È singolare la coincidenza che il Capo Politico (alla faccia del Movimento orizzontale) di un partito disciplinato da un Non Statuto applichi al procedimento per la modifica di tale patto fondativo la filosofia di un abitante del Paese immaginario dove si festeggiano, appunto, i Non compleanni.

Il nuovo Non Statuto del Blog delle Stelle

Pare infatti che Beppe Grillo, o chi per lui — coniugando a proprio modo la lezione giuridica impartitagli dal Tribunale di Napoli, che nel rilevare la nullità dell’attuale Regolamento  ha ben chiarito che le modifiche dello Statuto possono essere adottate solo in forza di delibere assembleari — ritenga che chiamare “assemblea” una semplice votazione on line, come quella che  sta procedendo con lentezza sul Blog delle Stelle, di Beppe Grillo o di Pinco Pallo, sia sufficiente a soddisfare il requisito del passaggio assembleare prescritto dal Codice civile per le modifiche statutarie.

Confrontandomi con l’amico Lorenzo Borrè — l’avvocato che difende gli espulsi e che ad oggi tiene in scacco le pulsioni espulsive dei vertici del Movimento — sulla procedura di modifica del “Non Statuto” e sulle modifiche proposte, ho potuto rilevare più di dieci motivi di nullità dei nuovi capitolati e altrettanti “punti deboli” dell’iter congegnato dal Blog per farli approvare. Qualche esempio: la genericità — e quindi l’arbitrarietà dell’interpretazione volta a stabilire se un fatto sia sanzionabile o meno —  delle condotte descritte come passibili di espulsione, la pretesa di punire condotte che non hanno nulla di antigiuridico e che anzi  rappresentano il sale della dialettica democratica. Riguardo poi alla previsione che dispone sanzioni per il “compimento di atti diretti ad alterare il regolare svolgimento delle procedure per la selezione dei candidati” sarà interessante vedere come e a chi essa si applicherebbe nel caso di ripetersi di casi come quelli che hanno portato all’espulsione e all’esclusione di iscritti che volevano partecipare alle “comunarie” e che sono stati esclusi in forza di provvedimenti ritenuti illegittimi dai Tribunale di Roma e Napoli con tre distinte ordinanze cautelari. Ma questa sarà, per l’appunto, materia da avvocati e di sicure  impugnazioni. Al momento, anche se se ne parla poco, ce ne sono già una quarantina e il numero è in costante crescita.

Federico Pizzarotti e le norme contra personam

Occupiamoci invece del caso Pizzarotti. È evidente che alcune modifiche del Regolamento siano “norme anti Pizzarotti”: e a dire il vero il nuovo testo, anziché affermare espressamente “Pizzarotti sarà espulso se rilascerà nuove dichiarazioni alla stampa in merito alla propria sospensione”, usa delle circonlocuzioni o meglio due frasette separate tra loro, che formano però un chiaro, come dicono i giuristi, “combinato disposto”: l’art. 4 del nuovo Regolamento contempla infatti tra i casi passibili di espulsione quello di chi “sottoposto a procedimento disciplinare, [..] rilasci  dichiarazioni pubbliche relative al procedimento medesimo” (alla faccia dell’art. 21 della Costituzione!!!), specificando — nell’ultimo capoverso di tale articolo —  che   “la suddetta procedura [di espulsione] è applicabile anche ai procedimenti in corso”, (alla faccia del principio di irretroattività) aggiungendo poi un omaggio a Monsieur de La Palice con la specificazione che la procedura di irrogazione delle sanzioni disciplinari non si applica però ai “casi in cui sia stata già disposta l’espulsione”…

All’articolo indicato va aggiunta la previsione contenuta  nell’art. 1 lettera e), del Regolamento, dell’assunzione dell’”onere”  in capo a ciascun iscritto “di astenersi da comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica del MoVimento 5 Stelle o di avvantaggiare altri partiti”. La violazione di un tale “onere” comporta, secondo l’art. 4 lettera b) del nuovo regolamento, l’espulsione. Viste le cronache recenti, ma anche meno recenti, è lecito credere che, laddove il Regolamento fosse approvato, molti grandi nomi della galassia nazionale dovranno ricorrere all’assistenza legale dell’avv. Borrè. Ovviamente scherziamo. Ciò che seriamente invece  colpisce è che nessuno (tranne  questo blog) si sia posto il problema di come si coniughino queste “novità”, introdotte  apposta per mettere alle corde Pizzarotti ed evitare qualsiasi forma di dialettica interna, con lo Statuto che abbiamo pubblicato integralmente su questo blog e che si riferisce all’omonima associazione, formata da tre persone, che detiene comando e simboli del MoVimento 5 stelle. Il vero centro del potere sta  tutto lì, il resto in fondo è di secondaria importanza. E su questo non si vota.  Ma ovviamente nessuno si è accorto dell’esistenza di questo Statuto.

Le dimissioni di Capitan Pizza

Il nuovo Regolamento è fatto solo per punire attivisti che credono ancora nella “orizzontalità” del Movimento e ritengono che si dovrebbe essere liberi di contestare  capi e capetti, per la semplice ragione che capi e capetti non dovrebbero esistere in un movimento che nato nella rete voleva farne a meno.  Soprattutto però si tratta di punire Pizzarotti, perché molti ancora pensano che possa guidare quel vasto dissenso ancora presente nel Movimento, quantunque ridotto al silenzio.  La “sentenza” di espulsione nei  confronti di Pizzarotti non è mai arrivata perché Grillo sa benissimo che il Sindaco di Parma sarebbe subito riammesso nel Movimento con una sentenza ben più efficace, quella dei giudici. Invece di combattere questa battaglia sino in fondo Capitan Pizza ha gettato la spugna e uscendo dal Movimento ha fatto  proprio quello  che Grillo aspettava da tempo. Riuscirà il Sindaco ad essere in tal modo rieletto il prossimo anno a Parma con un lista civica? La risposta a questa domanda è di secondaria importanza. Il capo ha  vinto e Capitan Pizza sarà ridotto all’irrilevanza  politica, un Civati in più. Niente di più.


Alcune pagine del’introvabile statuto vigente, pubblicato in esclusiva da Paolo Becchi su questo blog il 25 settembre scorso:

from Byoblu.com ift.tt/2dnF078

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