Il nostro Universo è un fake?

Robert Lawrence Kuhn

Ho iniziato a pensarci, anche se con molte perplessità.


L’idea che l’umanità possa vivere in una realtà artificiale – un universo simulato – sembra da presuntuosi, nella migliore delle ipotesi fantascienza.

Ma confrontandomi con scienziati e filosofi, mi sono reso conto che la possibilità che tutto ciò che gli esseri umani vedono, conoscono, provano, sia un gigantesco gioco per computer guidato da hacker super intelligenti, non è uno scherzo.

David Brin, scrittore di fantascienza e scienziato spaziale, ci propone la storiella di un imperatore cinese che sognava di essere una farfalla che sognava di essere un imperatore.

Secondo Brin potremmo trovarci nell’anno 2050 mentre le persone vivono una simulazione al computer di come era la vita nei primi anni del 21° secolo – o potremmo trovarci a miliardi di anni da oggi, mentre viviamo una simulazione di come erano le vite umane primitive.

Il filosofo Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute all’Università di Oxford, descrive un universo falso come un «software di simulazione ricco di dettagli, compresi i predecessori storici, realizzato da una civiltà tecnologicamente molto avanzata.»

È come nel film “The Matrix”, ha detto Bostrom, a parte che «invece di avere dei cervelli in vasche alimentati da un simulatore tramite input sensoriali, il cervello farebbe anch’esso parte della simulazione. Un enorme programma del computer che simula tutto, compreso il cervello umano, fino a neuroni e sinapsi.»

Nick Bostrom non sta affermando che l’umanità vive in un tale simulazione. Piuttosto, la sua ipotesi “simulazione” mira a dimostrare che uno di questi tre scenari deve essere vero:
Tutte le civiltà si sono estinte prima di diventare tecnologicamente mature;
Tutte le civiltà tecnologicamente mature perdono interesse per la creazione di simulazioni;
L’umanità sta letteralmente vivendo in una simulazione al computer.

Il suo pensiero è che tutte le civiltà cosmiche o scompaiono (per esempio autodistruggendosi), prima di diventare tecnologicamente capaci, o tutte decidono di non generare più simulazioni universali (ad esempio, stabiliscono che le simulazioni non sono etiche, o sono troppo noiose). La parola chiave è “tutto” – perché se qualsiasi civiltà del cosmo sapesse generare queste simulazioni, i mondi simulati si moltiplicherebbero rapidamente e, quasi certamente, l’umanità farebbe parte di uno di essi.

Il visionario di tecnologie, Ray Kurzweil, ha ipotizzato, «forse tutto il nostro universo è un esperimento scientifico dello studente di una scuola superiore di un altro universo. (Visto come stanno andando le cose – scherza – Non avrà un buon voto!).»

La visione del mondo di Kurzweil è basata sulle implicazioni che comporta la crescita esponenziale della potenza di calcolo. Secondo Kurzweil una simulazione precisa non significa che sia diversa dalla realtà. La prova che questo universo “gira” su un computer sta nel fatto che «le leggi fisiche sono insiemi di processi di calcolo» e «le nostre informazioni si evolvono continuamente e sono manipolabili, in esecuzione su qualche substrato computazionale». Questo significherebbe che «l’universo è un computer». Kurzweil ha aggiunto che considera se stesso un «modello di informazioni».

«Sono un patternist», ha dichiarato. «Penso patterns, questo vuole dire che le informazioni sono la realtà fondamentale.»

(NdR: “Patternist” è un termine inglese preso a prestito da una serie di romanzi di fantascienza di Octavia E. Butler , può essere tradotto in “Un insieme di schemi”. “Penso patterns” vuol dire “Penso secondo degli schemi”).

Come capire se viviamo in una simulazione?
Se tutti siamo immersi in questa simulazione come facciamo ad accorgercene? Brin propone l’esistenza di una “backdoor” nel programma che consenta agli ipotetici programmatori di controllare le persone. Poi corregge, «Se viviamo in una simulazione universale, allora tutto è software, ogni atomo del nostro universo. Non può esserci una “backdoor” lasciata socchiusa dai programmatori.»

Marvin Minsky, informatico e scienziato specializzato nel campo dell’intelligenza artificiale, ha ampliato la distinzione fra tre tipi di simulazione: cervelli in vasche; simulazione universale di puro software; simulazione universale di fisica pura.

«Sarebbe molto difficile distinguerli», ha detto Minsky, «a meno che il programmatore non abbia fatto qualche errore – se ci si accorge che alcune leggi della fisica sono discordanti, se si scoprono errori di arrotondamento, allora si potrebbe vedere attraverso le reti del computer cosa c’è dietro.»

«Se fosse questo il caso, significherebbe che l’universo è più semplice da comprendere di quanto gli scienziati avevano immaginato, e che si potrebbe anche trovare il modo per cambiarlo.»

Il pensiero che la realtà dove ci troviamo non sia quella definitiva, per molti, può essere inquietante, ma non per Minsky: «Non sarebbe bello sapere che facciamo parte di una realtà ancora più grande?»

Martin Rees, Astronomo Reale del Regno Unito, un visionario con i piedi per terra. «Bè, è una teoria un po’ traballante, ma affascinante,» ha detto. «La domanda fondamentale è: quali sono i limiti della potenza di calcolo?»

«Gli astronomi stanno già usando computer per simulare porzioni di universo,» ha spiegato Rees, «siamo in grado di avere un universo virtuale nel nostro computer e calcolare cosa accadrebbe facendo scontrare due galassie. Quindi, anche se in modo grossolano, siamo capaci di simulare alcune caratteristiche cosmiche. Dobbiamo chiederci, cosa potremo simulare quando i computer diventeranno ancora più potenti?»

«Non è pazzesco pensare che, in un lontano futuro,» ha detto, «ci potrebbero essere i computer in grado di simulare una gran parte del mondo.»

«Il presupposto di ogni teoria della simulazione è che la coscienza – il senso interiore della consapevolezza, come l’emozione per un opera di Mozart o l’odore dell’aglio – possa essere simulato. In altre parole che una replica degli stati fisici del cervello produrrà, istantaneamente, gli stati mentali tipici di un essere umano. Questo abbinamento “fisica del cervello” con “la coscienza” per me non è ovvio.»

Alla domanda se la coscienza di livello umano e di auto-coscienza possano essere simulati, Rees risponde: «Questo è il tipo di domanda che richiederebbe un’intelligenza sovrumana per rispondere – e aggiunge – potrebbe essere oltre anche le nostre capacità future.»

Il fisico Paul Davies ha un approccio differente. Egli usa la teoria della simulazione per prendere in giro le contraddizioni della teoria dell’universo multiplo (multiverso).

«Se si prendesse sul serio la possibilità degli universi multipli, comprese tutte le possibili varianti,» dice Davies, «almeno alcuni di loro dovrebbero avere civiltà intelligenti con la potenza di calcolo sufficiente per simulare universi. Creare un universo simulato è molto più economico che farne uno reale, quindi questi universi potrebbero proliferare, diventando di gran lunga più numerosi di quelli veri. Supponendo che siamo soltanto osservatori tipici, è estremamente probabile che ci troviamo in un universo falso.»

Finora il ragionamento fila.

Poi Davies fa la sua mossa. Egli sostiene che, poiché l’esistenza teorica di universi multipli si basa sulle leggi della fisica nel nostro universo, se questo universo viene simulato, anche le sue leggi della fisica sono simulate, il che significherebbe che la fisica di questo universo è un falso. Pertanto, Davies, sempre più motivato, «Non possiamo usare l’argomento che la fisica nel nostro universo conduca a universi multipli, perché condurrebbe inevitabilmente anche ad un universo falso con la fisica falsa. Questo distrugge ogni argomentazione secondo cui la fisica fondamentale genera più universi, perché il ragionamento si auto-smentisce.»

Davies conclude, «Gli universi multipli sembrano quasi inevitabili, basandoci sulla nostra comprensione del Big Bang, ma non sono altro che un pendio scivoloso che porta a conclusioni che ritengo assurde.»

Cinque premesse per la simulazione

– esistono altre civiltà intelligenti;
– le loro tecnologie crescono in modo esponenziale;
– non tutti si estinguono;
– non vi è alcun divieto universale o barriera per l’esecuzione di simulazioni;
– la coscienza può essere simulata.

Se queste cinque premesse sono vere, sono d’accordo, l’umanità vive in una simulazione. La logica sembra ovvia, il che significa che se non si accetta (o non si voglia accettare) la conclusione dell’universo simulato, allora si dovrà respingere almeno una delle premesse.

Quale rifiutare? Altre civiltà intelligenti? La crescita esponenziale della tecnologia? Non tutte le civiltà aliene si sono estinte? Nessuna barriera alle simulazioni? La coscienza simulata?

Qualunque sia la vostra scelta, la si deve applicare sempre, ovunque. Per tutti i tempi. In tutti gli universi. Nessuna eccezione.

Questo, per me, non ha senso.

L’universo simulato andrebbe contro l’esistenza di Dio? Non necessariamente.

Bostrom ha detto: «l’ipotesi della simulazione non è un’alternativa al teismo o dell’ateismo. Potrebbe essere una versione di entrambi – è indipendente dal fatto che Dio esista. Mentre l’argomento simulazione non è un tentativo di confutare il teismo», ha aggiunto, «implicherebbe una variante più debole della creazione, perché il creatore dei simulatori possiederebbe alcune delle caratteristiche che di norma vengono associate a Dio.»

«I creatori dei simulatori sarebbero superintelligenti, ma non avrebbero bisogno di menti illimitate o infinite. Possono intervenire nel mondo manipolando la simulazione. Così avrebbero alcune delle funzionalità dell’onnipotenza, nel senso che avrebbero potuto cambiare tutto ciò che volevano del nostro mondo.»

«Quindi, anche se questo universo sembra sia stato creato, né scienziati né filosofi né teologi possono facilmente distinguere tra il Dio creatore tradizionale e il creatore di simulatori iper-avanzato.»

«Questo porta al vecchio gioco “chi ha creato chi”: i “meno potenti” creatori di simulatori da chi sono stati creati?»

«Ad un certo punto, il nesso tra causalità ed effetto deve finire – qualcuno potrebbe contestare.»

Personalmente, non credo che l’umanità stia vivendo in una simulazione. Nonostante le argomentazioni sembrino funzionare, ciò che sicuramente fanno è portare alla luce profonde discrepanze, o difetti fondamentali, nel modo in cui le persone pensano alla realtà.

E se le contraddizione tra le leggi della fisica classica e la meccanica quantistica fossero “errori” compiuti dai creatori del nostro simulatore? Cosa faranno ora, mentre ci osservano sfornare teorie nel tentativo di giustificare le loro sviste. Un semplice aggiornamento di sistema o spegneranno tutto in attesa che i “super-tecnici” sistemino il bug?

C’è qualcosa che non va.

Fonte: www.alienreport.it

Articolo in lingua originale e video: www.space.com

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