L’agro-ecologia, meglio dell’agricoltura bio?

L’agricoltura moderna ha contribuito a migliorare la produzione agricola in tutto il mondo. Ma non senza conseguenze negative, naturalmente.

L’agricoltura biologica invece è più rispettosa dell’ambiente e della salute dei consumatori: le sue tecniche preservano la qualità del suolo, la biodiversità, la qualità dell’aria e dell’acqua. Questo è un grande passo, ma i sostenitori dell’agro-ecologia vanno oltre: propendono per un’agricoltura in armonia totale con la natura, per uno sviluppo agricolo duraturo.

L’agro-ecologia o la ricerca di armonia

L’agricoltura convenzionale come lo conosciamo oggi è responsabile di molti mali: spreco di risorse come l’acqua, inquinamento del suolo, uso di pesticidi che minacciano la biodiversità, etc. Come risposta a questo, l’agricoltura biologica raccomanda un certo rispetto per l’ambiente, in particolare vietando qualsiasi prodotto aggiunto o fitosanitario provenienti da prodotti petrolchimici. Eppure sembra che l’agricoltura biologica abbia dei limiti e che si avvicina, per alcuni aspetti, all’agricoltura convenzionale: molta meccanizzazione, poca o nessuna considerazione della biodiversità, monoculture..
L’Agro-ecologia da parte sua, non solo rispetta l’ambiente, ma stabilisce una vera e propria simbiosi con esso. Gli agricoltori e la terra vivono in sintonia. Non solo l’agricoltura biologica protegge l’ambiente, ma rende i terreni produttivi a lungo, entrando così a far parte di un circolo virtuoso…

Pierre Rabhi

Pierre Rhabi, pioniere dell’agricoltura ecologica in Francia la descrive come “molto più di una semplice alternativa agronomica. Essa è legata ad una dimensione profonda del rispetto per la vita e ricollega l’essere umano alle proprie responsabilità nei confronti di ciò che vive.”
Questo concetto, l’agricoltore, filosofo, politico e scrittore, lo insegna tramite la sua associazione Terre et Humanisme (Terra e Umanesimo). Creata da una sua iniziativa nel 1990, vuole trasmettere l’esperienza dell’agro-ecologia in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di raggiungere l’indipendenza alimentare per tutti i popoli e di salvaguardare il nostro patrimonio nutrizionale.

I principi di agroecologia

Oggi l’agricoltura convenzionale non è in grado di produrre senza distruggere.

Pierre Rabhi spiega: “La pratica agro-ecologica ha il potere di rendere di nuovo fertile il suolo, di lottare contro la desertificazione, di conservare la biodiversità, di ottimizzare l’utilizzo dell’acqua. Si tratta di un’alternativa poco costosa e adatta alle popolazioni più povere.
Con la rivalutazione delle risorse naturali e locali, essa libera il contadino dalla dipendenza da apporti chimici e dal trasporto come causa di inquinamento e responsabile di una vera e propria coreografia dell’assurdo, dove le materie prime anonime percorrono ogni giorno migliaia di chilometri invece di essere prodotte sul luogo del loro consumo. E’ in grado, infine, di produrre cibo di qualità, garantendo una buona salute per la terra e per i suoi figli. Rispondere in questo modo alle esigenze della nostra sopravvivenza, nel rispetto della vita in tutte le sue forme, è chiaramente la scelta migliore che possiamo fare se non vogliamo ritrovarsi esposti a carestie senza precedenti. “

Avendo quindi come oggetto il rapporto armonico tra uomo e natura, l’agro-ecologia è un concetto che unisce una etica di vita a pratiche agricole basate su alcuni principi:

Ridurre l’utilizzo dei prodotti artificiali che danneggiano l’ambiente

Questi sono dannosi non soltanto per la terra, ma sono anche costosi o rari e quindi difficilmente accessibili per i piccoli agricoltori, in particolare i più poveri nel Sud.

L’agro-ecologia incoraggia quindi un maggior utilizzo di prodotti locali naturali per migliorare le interazioni biologiche. Promuove i processi e i servizi ecologici come ad esempio l’uso di concime verde o la rotazione delle colture. Si utilizza la conoscenza della biodiversità locale per combattere naturalmente contro i parassiti e le malattie al fine di ridurre o addirittura fare a meno dei pesticidi chimici.

Ridurre al minimo la quantità di sostanze tossiche o inquinanti rilasciate in natura

Gestire le sostanze nutritive in modo più efficace

Questo può avvenire, ad esempio, riciclando le biomasse e aggiungendo regolarmente residui colturali, letame o compost per aumentare l’accumulo di sostanze organiche nel suolo. Questo permette di equilibrare e persino ottimizzare il ciclo dei nutrienti.

Ottimizzazione delle risorse idriche

Si aumenta la copertura per ridurre al minimo l’erosione del suolo, la perdita di acqua e di umidità.

Promuovere l’attività biologica dei suoli

In modo che questi diventino più fertili.
Mantenere una grande diversità di specie

Mantenere la ricchezza degli ecosistemi, al fine di aumentarne la resistenza e la resilienza affidandosi alla rotazione delle colture, alle policolture, integrando bestiame …

Ma più che una forma di agricoltura, come potrebbe essere l’agricoltura biologica, la biodinamica o l’agricoltura ragionata, l’agro-ecologia è etica di vita. “Essa considera il rispetto per la Madre Terra e la sovranità alimentare dei popoli sui propri territori come base essenziale per qualsiasi società equilibrata e duratura. “

L’agricoltura ecologica diventa allora un modo di ri-collocare l’umano e la natura al centro delle nostre preoccupazioni.

Uno dei vantaggi che l’agro-ecologia può avere sull’agricoltura bio stessa è che può adattarsi a qualsiasi ambiente. Il Nord e il Sud, l’agro-ecologia è accessibile a tutti. Così, l’agro-ecologia potrebbe rendere autonomo 2 miliardi (1) di contadini poveri che non hanno accesso alle moderne tecnologie.

Una visione utopica dell’agricoltura?

E così, più che ridurre al minimo l’impatto sul pianeta e sulla salute, come lo fa già molto bene l’agricoltura biologica, l’agro-ecologia punta anche sullo sviluppo agricolo. Allorché siamo sempre più numerosi sulla terra ne esauriamo le risorse. Nel 2050, la terra raggiungerà i 9 miliardi di individui! Per nutrire tutti, dobbiamo smettere di distruggere la “Madre Terra” (Terre nourricière), come la chiama Pierre Rhabi. L’agro-ecologia consentirà così una gestione, tanto duratura quanto equa, delle risorse.
“Non è un dibattito puramente agricolo quello col quale abbiamo a che fare, è un dibattito di società che, all’alba del XXI secolo, riguarda i nostri modelli di sviluppo. (…) Finora l’agricoltura biologica, i marchi, sono state costruiti nelle proteste. Quello che vogliamo ora è la capacità di conciliare le grandi sfide riunendo tutte le parti interessate”, aveva dichiarato Stéphane Le Foll, ministro dell’Agricoltura, alla chiusura del simposio “Produrre Diversamente” (Produisons Autrement – 2012).

Se l’agro-ecologia può sembrare piuttosto utopica per alcuni, le istituzioni tendono a dimostrare la sua applicabilità su scala mondiale. Così, la Commissione Generale per lo Sviluppo Sostenibile (CGDD) ha condotto un’indagine sulle pratiche agro-ecologiche. Il rapporto della CGDD conclude che queste pratiche sono certamente “operative”.

“L’approccio eco-mimetico per l’agricoltura è basato sull’idea che la struttura e/o il funzionamento degli ecosistemi naturali possono essere modelli da imitare per la progettazione dei sistemi agricoli (o acquacolture). Questo approccio presuppone che sia possibile costruire agro-ecosistemi duraturi imitando le comunità naturali (ossia vegetale, animale, microbica …), che sono duraturi e compatibili con i vincoli locali”.

Questo è esattamente il ruolo dell’agro-ecologia: è l’Uomo che deve adattarsi agli ecosistemi invece di costringerli costantemente ad adattarsi a lui.

(1) Dati FAO-Fonti: FAO – SARD e agro-ecologia. Bio Addict pour Pierre Rabhi, l’agro-ecologia può nutrire il mondo – bit.ly/2hvXtin. Environment News Agroecologia non è un approccio “utopico”, ma operativo, secondo la CGD

Tradotto da Catherine
Fonte in lingua originale: www.consoglobe.com


Pierre Rabhi è un agricoltore, uomo politico, scrittore francese e pensatore di origine algerina, ideatore del concetto di “Oasis ovunque.” (« Oasis en tous lieux”)

Figlio di un fabbro del sud dell’Algeria, Pierre è affidato all’età di 5 anni, dopo la morte di sua madre, a una coppia di europei. Riceve una educazione francese, pur mantenendo il patrimonio della sua cultura nativa.
Nel 1960, allora operaio in un’impresa parigina, mette in causa i valori di competizione moderni. Con sua moglie Michèle, parigina, lascia la capitale per stabilirsi in Ardèche.
Dopo aver scoperto, nel 1972, l’agricoltura biologica ed ecologica, applica con successo questi metodi nella sua piccola fattoria – agricoltura e allevamento – in questa terra arida, rocciosa, dove cresceranno i loro cinque figli.
Nel 1988 Pierre Rabhi è riconosciuto come un esperto internazionale in materia di sicurezza alimentare e di lotta contro la desertificazione, intesa come qualsiasi processo che mina l’integrità e la vitalità della biosfera e le sue conseguenze umane. Partecipa a programmi su scala mondiale, anche sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Nel 2007 crea il “movimento internazionale per la terra e l’umanità” chiamato successivamente Movimento Colibrì e Terra e Umanesimo.
Nel 2011, riceve il premio per lo sviluppo sostenibile del Liceo Champollion di Grenoble e il 16 luglio dello stesso anno partecipa all’inaugurazione di un giardino a suo nome a Saint-Alexandre, nella provincia del Gard.
Tradotto da Catherine
Fonte in lingua originale: www.babelio.com

from La Crepa nel muro bit.ly/2hpqGIF

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