Cinque brani caratterizzati dalla più classica ‘urgenza comunicativa’ giovanile, tra testi spesso volti ai sentimenti e a storie più o meno tormentate, qualche parentesi ‘esistenziale’, una fuga più ‘narrativa’, ambientata negli anni ’30; il tutto nella forma di un rock che per quanto ‘duro’ e colorato spesso e volentieri di tinte metal, non tralascia mai l’aspetto melodico della questione.
Il tratto distintivo finisce per essere l’interpretazione, decisa e grintosa, della vocalist Luana Barnabà, che forse non basta a evitare che sul disco si posi la pesante cappa del ‘già sentito’.
I Metaphora sono del resto all’inizio del loro percorso discografico e cinque pezzi nel bene e nel male non bastano per dare un giudizio compiuto sulle capacità della band: in controluce traspaiono certo delle potenzialità, una certa capacità di costruire un adeguato sostegno sonoro all’attitudine interpretativa della cantante; quello su cui c’è ancora da lavorare è uno stile più personale che permetta di sfruttare pienamente quelle possibilità.
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