Otto brani tra un passato ormai quasi remoto, quello del brit pop originale, degli anni 60 e delle conseguenti derivazioni beat nostrane e anni più recenti (vedi alla voce: Strokes), con qualche occasionale distorsione. Il nucleo del disco è comunque decisamente ancorato a un pop che cerca una veste elegante attraverso l’uso di piano e synth, mentre le chitarre trovano qua e là lo spazio per qualche assolo che rinforzi l’aspetto elettrico della faccenda. Atmosfere retrò nelle quali si respira aria di promesse estive di amore eterno, destinate a evaporare in autunno, i travagli sentimentali il filo conduttore, accompagnati da sprazzi esistenzialisti, una spolverata di spleen.
In copertina due bambini si arrampicano su un muretto, il booklet nella forma che ricorda il diario di un liceale: tutto più o meno riporta lì, a un passato per il gruppo forse più o meno biografico che trova la propria corrispondenza in riferimenti sonori dai tratti quasi vintage senza apparire troppo passatisti.
Un lavoro che scorre via leggero, forse un po’ troppo a dire la verità: un esordio che sembra ‘giocare sul sicuro’, in attesa che la band dia alla propria proposta un’impronta stilistica più decisa.
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